ENTERPRISE
Lo sfortunato computer inglese dai mille nomi
Era l’inizio dell’autunno del 1982 ed io, molto probabilmente, stavo leggendo alacremente tutte le riviste di computer e videogiochi che trovavo, per capire quale home computer avrei chiesto a mio padre in regalo. Inoltre, di lì a poco, sarebbero iniziati i cosiddetti “flame” tra compagni di scuola su quale fosse il miglior computer casalingo tra lo ZX Spectrum e il Commodore 64.
Fig.1 - Sinclair ZX Spectrum
Giusta o sbagliata che fosse tale scelta, in effetti, in quel periodo il mercato dell’informatica era in forte espansione ed anche i ragazzini inglesi, come me, erano impazziti per gli home computer, avendo anche la fortuna di avere in patria molte società di hardware e di software che avevano sfornato sul mercato dei prodotti eccellenti e molto apprezzati, come ad esempio il BBC Micro o il Dragon 32.
Un misterioso finanziatore
Però anche qualcun altro si era accorto che la torta del mercato dell’informatica era grande e succulenta e che la Sinclair, ad esempio, stava guadagnando un mucchio di soldi su questo business. Nel caso specifico di questa storia entra in gioco una finanziaria assicurativa di Hong-Kong, Locumals Ltd, con una base a Londra. Tale compagnia all’inizio voleva rimanere nell’ombra anche per la stampa specializzata tanto che, ad esempio, sulla rivista Popular Computing Weekly di Settembre 1983, veniva definita come un ‘misterioso consorzio finanziario internazionale’. La Locumals si convinse a finanziare due società londinesi del settore per progettare e immettere sul mercato un computer che avrebbe sbaragliato la concorrenza e portato guadagni considerevoli.La prima era una società che apparentemente, dal nome stesso, era più orientata al software e si chiamava Intelligent Software, mentre la seconda era una società di trading anglo-indiana con sede a Londra denominata Domicrest Ltd. I manager di queste due società in effetti già si conoscevano perché giocavano insieme a squash e furono ispirati a perseguire il progetto proprio dal lancio di successo dello ZX Spectrum avvenuto nell’aprile 1982.
Il re degli scacchi
Il biglietto da visita della Intelligent Software era di tutto rispetto. Fondata nel 1981 da David Levy, campione di scacchi internazionale, e da Kevin O’Connell, esperto di scacchi che aveva scritto svariati libri e saggi sul tema, era conosciuta in particolare per il programma Cyrus IS Chess (scritto da Richard Lang) per il gioco degli scacchi su computer.
Fig.2 - David Levy
Da non dimenticare anche La Regence, un calcolatore di gioco scacchistico implementato con un processore Z80A a 4 Mhz e dotato di 1KB di RAM e 12KB di ROM.
Fig.3 - David Levy
Fig.4 - Robert Madge
Il miglior computer sul mercato
Per motivi amministrativi e di marketing, di lì a poco fu fondata una nuova compagnia che univa nel direttivo i manager di Intelligent Software (David Levy, Robert Madge e Kevin O’Connell) e di Domicrest (Deepak Mirpuri e Mohan Lal Mirpuri), e fu scelto il nome di Samurai, sia come denominazione della società che del computer che da questa doveva essere prodotto e immesso sul mercato. E da qui iniziò il lungo calvario dei tanti nomi del computer, come risulterà più chiaro in seguito.
Fig.5 - pubblicità di lancio Samurai
Fig.6 - chip ASIC Nick e Dave
Fig.7 - Nick Toop
Fig.8 - Dave Woodfield con il suo Thumper
A questo punto non rimaneva che la parte di design del case e furono contattati 3 team esterni a cui fu chiesto di presentare la loro visione di un nuovo computer innovativo. A questa gara parteciparono anche due designer che erano nuovi a questo tipo di oggetti industriali, ma che erano molto interessati a creare un design innovativo per un nuovo computer: Geoff Hollington e Nick Oakley.
Fig.9 e Fig.10 - Geoff Hollington e Nick Oakley
In realtà la prima stesura del progetto prevedeva un computer a due toni di grigio con i tasti anch’essi in grigio scuro e grigio chiaro a seconda della funzione, oltre all’unico tasto giallo di STOP. Furono necessarie anche delle ulteriori modifiche rispetto al progetto originale perché il case era troppo complesso e dovette essere creato a pezzi da più ditte. Ovviamente le parti non combaciavano perfettamente e furono modificate a mano per farle stare correttamente insieme. Inoltre il dissipatore era interno, ma si temeva che avrebbe danneggiato il case in plastica, quindi fu spostato verso l’esterno in alto a sinistra, aggiungendo delle apposite feritoie di raffreddamento.
Fig.11 -
design iniziale Enterprise
Gli ingredienti c’erano tutti e la squadra di talenti era stata scelta oculatamente, ma da qui iniziarono i guai. Il nome Samurai, che era stato scelto anche per omaggiare l’investitore asiatico, era già stato preso dalla Micro Networks per commercializzare un kit della Hitachi con tanto di pubblicità sulle riviste di settore. Nonostante non risultasse alcuna effettiva registrazione del marchio Samurai presso l’ufficio inglese che manteneva il database dei marchi, tranne quella della famosa ditta italiana di stuzzicadenti, il management di Enterprise, per evitare qualsiasi tipo di problema giuridico, decise di cambiare il nome della società e soprattutto del computer.
Fig.12 - pubblicità Micro Networks
Fig.13 - Elan Enterprise
Un’astronave chiamata Enterprise
A Settembre l’Enterprise fu presentato ufficialmente ad un evento pubblico nelle due versioni che, nel frattempo, erano state decise: una da 64KB di RAM (Enterprise 64), come già accennato, ed una da 128KB di RAM (Enterprise 128). Entrambi erano dotati di processore Z80A a 4MHz con 32KB di ROM per il sistema operativo (EXOS) ed un programma di word processor integrato. La memoria poteva essere estesa fino a quasi 4MB, ma solo tramite moduli esterni aggiuntivi che sarebbero presto arrivati dopo l’uscita delle prime macchine.
Fig.14 - scheda madre Enterprise 64
Il chip audio Dave non era da meno e forniva un output stereo su 4 canali simultaneamente, di cui uno del rumore, e utilizzava 8 ottave. Purtroppo il sonoro passava per il semplice speaker interno, come lo Spectrum, e per sfruttare al massimo queste caratteristiche audio occorreva passare per la presa Audio Out del registratore. In pratica si collegava il computer ad un amplificatore Hi-Fi tramite il jack di uscita audio da 3.5mm.
L’Entrerprise aveva anche molte altre porte per le periferiche: 2 porte joystick (non-standard), una parallela Centronics per la stampante, una Seriale RS232 che fungeva anche da Network con il protocollo RS423, 2 interfacce per registratore, una per il monitor e la classica interfaccia RF per collegare un televisore. In effetti per l’epoca era veramente ben dotato. Su una rivista di settore uscirono anche delle tabelle comparative con gli altri computer coevi, che mettevano a confronto le caratteristiche di ROM, tastiera e capacità sonore. I due modelli Elan Enterprise spiccavano su tutti battendo la concorrenza alla grande su tutti i fronti.
Tab.1 - Suono comparato
Tab.2 - ROM e tastiera comparati
Fig. 15 - pubblicità Enterprise
La Elan fece anche un’altra scelta in controtendenza rispetto agli altri home computer del momento, lasciò l’interprete Basic al di fuori della ROM e lo produsse su cartuccia da inserire nell’apposito slot in caso di utilizzo. Tale scelta doveva essere stata presa per permettere all’utilizzatore di cambiare linguaggio a seconda delle necessità, passando ad esempio dal FORTH per arrivare al LISP. Ma la cosa che fu veramente degna di nota era che si decise di non acquistare il BASIC in licenza dalla Microsoft, come avevano fatto la stragrande maggioranza degli altri costruttori, ma il team di sviluppo scelse di scrivere un proprio interprete da zero per implementare lo standard ANSI (American National Standards Institute) BASIC. Venne fuori un linguaggio molto potente e strutturato, che seguiva le specifiche dello standard ANSI e che soprattutto poteva sfruttare al massimo le potenzialità dei chip custom e gestire tutta la memoria della macchina integrandosi perfettamente con il sistema operativo EXOS (Enterprise eXpanadable Operating System) per gestire tutti i canali di I/O e le periferiche.
Fig. 16 - esempio di programma BASIC
Fig. 17 - Team di sviluppo Intelligent Software
La maledizione del nome
A dare un altro duro colpo alla società fu un secondo tragico errore con la denominazione del computer: si scoprì che anche il nome Elan era stato registrato da un’altra compagnia sia in UK che in USA: Elan Digital Systems di Crawley (West Sussex), che, ovviamente, inviò un’ingiunzione alla Elan Enterprise per cambiare il suo nome. Ma ormai era tutto pronto con il marchio Elan, ed in un ultimo disperato tentativo di salvare il salvabile, risparmiando su tutto il materiale già creato con questa denominazione, si pensò di eliminare una stanghetta al di sotto della ‘E’ trasformando il nuovo computer in Flan. Ovviamente questa seconda modifica al nome non passò inosservata a tutto il mercato dell’IT di metà anni ‘80 e la compagnia ed il suo computer divennero, per un breve periodo, lo zimbello di tutte le riviste inglesi del settore.
Fig. 18 - Flan Computers
Chi ha tempo non aspetti tempo
A causa degli enormi costi di sviluppo del SW, la società fu anche costretta ad aumentare il costo del prodotto che per un Enterprise 64 passava dalle iniziali 199£ fino a 228.95£, mentre l’Enterprise 128 non sarebbe arrivato prima del 1985. Ed in questa disgraziata situazione si arrivò al Settembre 1984, oltre un anno dopo il lancio iniziale.
Fig. 19 - pubblicità lancio Enterprise
Pubblicità progresso
I piani prevedevano anche una campagna promozionale di marketing molto aggressiva che avrebbe portato ad una spesa di oltre 500.000£ nel solo primo trimestre del 1985. Fu commissionato un video pubblicitario per la TV alla Aardman Animations, la stessa società che aveva prodotto il video musicale ‘Sledgehammer’ di Peter Gabriel e il film di animazione ‘Wallace and Gromit’. La voce nel video fu prestata dal famoso Matt "Max Headroom" Frewer. Senza contare le inserzioni a colori su doppia pagina piena nelle riviste specializzate di informatica. Si stima che in tutto il 1985 siano stati spesi oltre 2 milioni di sterline per la pubblicità.
Fig. 20 - pubblicità a colori
Fig. 21 - cassetta dimostrativa
Le prime recensioni basate sui sistemi di pre-produzione, inviati ai giornalisti delle maggiori testate di settore, non furono delle migliori. L’Enterprise fu criticato su vari fronti: il case troppo colorato e futuristico, troppe viti per smontarlo (14!), e la tastiera troppo simile alla già molto criticata tastiera del Sinclair QL. Anche il BASIC non fu esente da critiche per la sua complessità e lunghezza dei comandi che non permettevano neanche delle abbreviazioni. Uno dei punti a favore di questa modalità era che i programmi diventavano perfettamente leggibili a chi voleva dare una sbirciatina al codice. Il BASIC era comunque molto potente e strutturato e se ne accorsero subito anche i giornalisti esperti di recensioni. Si poteva gestire grafica ed audio in maniera diretta, ridefinire il set di caratteri e far girare simultaneamente in memoria più programmi BASIC ognuno con le proprie variabili locali e passando parametri da un programma all’altro. Inoltre il chip grafico permetteva l’uso di finestre multiple a schermo e gestibili in maniera autonoma. Contando anche un buon sistema di ri-numerazione del codice, l’Enterprise si rivelava come una perfetta macchina per la programmazione.
Tutto molto bello ed eccitante, ma...troppo tardi. L’Enterprise, se fosse uscito nei tempi in cui era stato annunciato, sarebbe stato avanti di alcuni anni rispetto agli altri competitors nel mondo degli home computer. Ma ormai sul mercato c’erano rivali come Sinclair QL, Amstrad CPC, MSX, Commodore 128 e soprattutto Atari ST. Gli avversari non erano più lo Spectrum o il Commodore 64 ed in questo nuovo contesto l’Enterprise non aveva scampo.
Fig. 22 - grafica comparata
Ci fu un ultimo disperato tentativo nel 1986 di convincere il grosso rivenditore Dixons a commercializzare un computer specializzato in word processing, alternativo all’Amstrad PCW8256, chiamato PC360. Ma senza successo perché il chairman di Enteprise Computers, Lachu Mahtani, non volle abbassare ulteriormente il prezzo per renderlo ancora più aggressivo sul mercato. Nei laboratori della Enterprise c’era anche in cantiere un successore CP/M del 128, che però non vide mai la luce: nome in codice Vulcan. Nonostante ciò l’azienda venne liquidata con un ammontare esorbitante di debiti di 8 milioni di sterline.
La nuova vita ungherese
Tutto ciò accadde nel Regno Unito, ma, sorprendentemente, il partner in Germania continuò a vendere le macchine, le periferiche ed il software fino agli inizi degli anni ‘90. Si stima che, nonostante i grandi piani dell’azienda e le pompose dichiarazioni dei portavoce, siano state prodotte complessivamente dalla Enterprise Computers solo 70.000 unità, di cui la maggior parte nella configurazione a 128KB.
Di queste settantamila unità, 20.000 vennero esportate in Ungheria e da lì iniziò negli anni ‘90 una rinascita di questo marchio, grazie anche ad una vasta schiera di appassionati che si era dovuta arrangiare da sola per mancanza di HW e SW. I ragazzi ungheresi crearono delle comunità di entusiasti hobbysti che iniziarono a procurarsi in maniera autonoma ciò che gli serviva per l’Enterprise, costruendosi hardware ad-hoc, sviluppando tool e giochi, soprattutto tramite porting da Spectrum e CPC464, e producendo centinaia di altre cose per il loro fantastico computer inglese che apprezzavano tantissimo per la grande qualità progettuale e per l’adattabilità allo spirito hacker magiaro.
Fig. 23 - interfaccia mouse
Fig. 24 - Demo Scene 1
Fig. 25 - Demo Scene 1
Fig. 26 - cappuccio ricostruito con stampante 3D
Enterprise in Italia
In Italia non credo sia mai stato venduto un computer Enterprise, anche se in un vecchio documento contenente la lista dei Distributori sparsi nel mondo c’era anche l’indicazione del rivenditore italiano con i relativi riferimenti e, addirittura, i nominativi di contatto:
LV SRL
via Matteotti 66
20092 Cinisello Balsamo
Milan
Chissà, magari 35 anni fa qualcuno in Italia ha comprato un
fantastico modello Enterprise ed ha provato l’ebrezza di programmare un
sistema inglese con grandi potenzialità che poteva diventare una leggenda
dell’informatica degli anni ‘80. Ma la storia è andata diversamente ed ora rimane
solo uno dei tanti progetti geniali e coraggiosi che non hanno mai
trovato il successo che forse meritavano.
Di seguito le immagini dell'Elan recuperato ed il link alla storia in formato pdf